MOLO SANTA LUCIA – 1998

di Paride Benassai – letture in concerto- drammatizzazione del testo “la forza d’amare” di Martin Luther King – musiche di Giuseppe Milici.

Non conta partire o arrivare, sul Molo Santa Lucia. L’ importante è esserci, anche un solo secondo, per partecipare ad un racconto corale fatto di frammenti di esistenze.  Con la regia di Paride Benassai, il protagonista, Giacomo Civiletti, con Giorgio Li Bassi, Ludovico Caldarera, Cocò Gulotta, Francesco Giordano, Patrizia D’ Antona, Stefania Bonafede, Cindy Cabri, e lo stesso Benassai; musiche di Sando Palacino, Diego Spitaleri, Dario Sulis, Giuseppe Milici e Valeria Milazzo, scene e costumi di Valeria Piro, produzione di Giorgio Li Bassi.  «Questo spettacolo è davvero magico. è davvero incredibile il risultato se si pensa che questo testo era stato portato in scena già cinque anni fa». Cosa è cambiato rispetto al testo scritto da Edoardo Rebulla? «Innanzi tutto sono passati cinque anni dalla prima messa in scena. Siamo cresciuti anche professionalmente. La struttura è uguale, ma lo spettacolo non è più lo stesso. Già allora aveva ricevuto grande consenso da parte del pubblico, forse un po’ meno dalla critica. Ma adesso il vero spettacolo è il pubblico che viene a vederci e ci applaude con un calore straordinario». La dimensione teatrale nel contesto del porto regala certamente suggestione. Come reagiscono gli spettatori? «Sono molto coinvolti. Sono attentissimi e silenziosi, partecipano in modo straordinario, commovente». Nel racconto ci sono personaggi sognanti, ma anche storie di emigrazione e di disagio~ «Questo è un molo abitato da magie notturne, da spiriti attraversatori che non trovano mai quello che cercano. E occorre dire che adesso le storie di clandestini e di sbarchi sono forse anche più sentite di alcuni anni fa. Ma non è solo un discorso che coinvolge l’ attualità, è un feeling davvero speciale che si è instaurato con tutti gli attori della compagnia, molti dei quali sono cambiati rispetto alla prima edizione». Tra i protagonisti c’ è una giovanissima esordiente, Cindy Cabri. Come se la cava? «Cindy ha appena sedici anni, è una ragazza palermitana nata da genitori indiani arrivati a Palermo una ventina di anni fa. è una giovane danzatrice che interpreta il ruolo di una immigrata clandestina. Con la sua presenza ci ricorda che le storie di emigrazione sono in realtà molto comuni alla gente siciliana. Qualche anno fa gli extracomunitari che attraversavano il mare alla ricerca di una vita migliore eravamo noi».


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