ORE DICIOTTO IN PUNTO

di Giuseppe Gigliorosso

TRAMA

Da tremila anni, per conto di un ufficio alle porte del tempo, Paride è incaricato di traghettare l’anima dei suicidi dal luogo del decesso fino ad un campo fiorito al di là del quale avranno la loro risposta. L’ultimo appuntamento della giornata, alle diciotto in punto, è con Nicola, un barbone che ha deciso di farla finita impiccandosi al ramo di un albero. Nel momento in cui scocca l’ora, tuttavia, il trillo di un cellulare smarrito nel parco distrae dal suo intento il ragazzo che, una volta ascoltata la voce di Stella, pensa di avere un nuovo motivo per vivere. Mentre l’esistenza di Nicola assume pian piano un altro aspetto, Paride continua a doverlo seguire “per contratto”.
Si gira intorno al tema, accarezzato più volte dal cinema e dalla letteratura, della seconda possibilità offerta a chi è in procinto di oltrepassare la soglia verso l’Aldilà. Diversamente da quanto accade in La vita è meravigliosa di Frank Capra, qui, a mettere il bastone tra le ruote dell’aspirante suicida non interviene un angelo, ma il puro caso, che assumerà solo più tardi l’aspetto dell’amore. Pur rimanendo in una tipologia di racconto, per così dire, morale, educativo o, se preferite, filosofico, l’esordio nel lungometraggio di Giuseppe Gigliorosso vuole essere anche la storia dell’incontro tra due solitudini, tra due anime perse o deluse. Ed è proprio nel disegno di questo avvicinamento che i tocchi poeticamente magici finiscono col confondersi ad un trasporto emotivo sconfinante nel pietistico: si pensi alla sequenza in cui Nicola scopre di nuovo la sua passione per il pianoforte. All’attivo, invece, resta la descrizione di una burocrazia “celeste”, di un ambiente labirintico e polveroso in cui stanchi funzionari sono persi, da migliaia di anni, dietro alle stesse pratiche e sotto agli ordini perentori dei superiori; ugualmente azzeccata l’idea di non determinare meglio la natura di questi “assistenti al di fuori del tempo” che non possono mai togliersi dalla testa un copricapo simile ad una kippah rossa.

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