Chewing-gum di Paride Benassai – e rivivono gli anni del Piccolo Teatro. Articolo di Laura Nobile
‘Chewing gum’ torna in scena e rivivono gli anni del Piccolo
Due anni prima avevano debuttato due “pezzi” storici dell’ anima della città, come La ballata del sale di Salvo Licata e Palermo oh cara di Gigi Burruano. Poi, nell’ 81 era toccato a Chewing – gum di Paride Benassai, che con le sue 230 repliche seguì a ruota il successo strepitoso della squadra del “rancutano”. Sono trascorsi ventiquattro anni e Paride Benassai ha deciso di riprendere il suo Chewing-gum (l’ isola dei matti)”, lo spettacolo, che dopo essere andato in giro a Napoli, Messina e Catania e dopo una riscrittura in lingua italiana con Franco Scaldati, andò in scena per l’ ultima volta in forma ridotta nel ’95. Venerdì alle 21,30 (e poi il fine settimana fino a maggio) Benassai rimette in scena Chewing-gum con un’ edizione interamente autoprodotta e un cast nuovo di zecca, Al Convento di via Castellana Bandiera, 66: con l’ attore e regista, in scena stavolta ci sono Sergio Vespertino, Stefania Blandeburgo e Alessandro Pennacchio; scene e costumi sono di Valeria Piro, le musiche di Massimo Melodia. Lo spettacolo racconta i dialoghi surreali di un gruppo di folli in un manicomio, e i loro tantativi, reali o immaginari, di fuga. Informazioni allo 091 6376336. Di certo c’ è che quelli di Chewing gum erano gli anni d’ oro del teatro palermitano, quelli delle prime esperienze del Piccolo Teatro che consacrò, fra i tanti, i talenti di Burruano, Scaldati, Sperandeo, Civiletti, Li Bassi, Rory Quattrocchi. «La caratteristica del Piccolo Teatro era quella di un teatro artigianale, poetico, forte – ricorda Benassai – Un fenomeno spontaneo, direi, che andò avanti perché c’ era uno spazio stabile che si era creato un suo pubblico, anche se non riuscì mai a diventare un’ esperienza istituzionale». Le origini? «Dobbiamo tutto a Nino Drago, che purtroppo ormai è uscito dal giro – continua Benassai – ebbe l’ intuizione di aggregare tanti artisti per fare un teatro che parlasse della città. Ecco, la caratteristica comune di tanti lavori diversissimi di quegli anni, fu proprio questa: una scrittura drammaturgica il cui scenario era Palermo, i suoi umori, le emozioni. Senza scadere mai nel folklore o nelle forme cabarettistiche, e cercando sempre espressioni spontanee, legate alla qualità degli artisti». In quella parabola fortunata s’ inscrivono tra gli altri, Soirée (’75) Il pozzo dei pazzi (’76) ed Ehi coca! (’83). «Avevo 24 anni – continua Benassai – Chewing gum fu il mio debutto come autore: poi vennero altri lavori, Scusi permesso c’ è nessuno, scritto in collaborazione con Salvo Licata, Aspettando Palermo, che per la prima volta portava uno spettacolo in strada, a piazza Pretoria, e Un raggio di luna in pantaloni con le ciglia finte, nell’ 86». Per Benassai, era fondamentale però, il fatto di avere quello spazio fisso, stabile per fare spettacoli «in cui poteva riconoscersi l’ uomo della strada ma anche la cosiddetta “buona borghesia”: adesso, invece, nessuno di quel gruppo ha a disposizione uno spazio dove fare i suoi spettacoli. Siamo tanti nomadi itineranti che portiamo avanti esperienze sporadiche. Ma c’ è anche un’ altra cosa: c’ era la voglia di prendere parte a operazioni nuove, e anche un po’ ardite. Mi ricordo bene quelle tournée di “Palermo oh cara”, per un anno in giro con un furgone come dei profughi, si dormiva sui materassini, si viaggiava con le scene smontate sul tetto. Ma quello sì che era un atto d’ amore nei confronti della città».
Laura Nobile, Palermo 1/03/2005
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